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giovedì, 29 marzo 2012 - 13:30

Saint Seiya: La Battaglia del Santuario – Recensione

Il cosmo si è spento…

1x1.transSaint Seiya
La Battaglia del Santuario

Console:PS3
Genere: Picchiaduro
Sviluppatore: Dimps
Publisher: Namco Bandai
Numero Giocatori: 1 – 2
Data d’uscita italiana: 15 marzo 2012
Pegi: 12
Prezzo (indicativo): 69.99

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Quando si tratta di recensire un gioco con una licenza così illustre e alla quale si è affettivamente legati bisogna un attimo lasciare da parte i ricordi legati a pane, nutella e Cavalieri e affrontare il tutto col dovuto distacco. Allora sarò schietto. Anzi, devastante.

Saint Seiya: La Battaglia del Santuario non è un bel gioco. Temevate di peggio? Un po’ anche io, lo ammetto, ma affrontiamo le cose con calma.

Nel gioco troviamo principalmente la saga delle Dodici Case nella quale Pegasus e Co. devono affrontare i Cavalieri d’Oro fino a raggiungere il tempio di Atena. Purtroppo nel gioco si perde praticamente tutto il pathos che ha la controparte animemanga. I Nostri non fanno altro che correre, correre e correre da una Casa all’altra e la storia procede attraverso dialoghi di una piattezza unica piazzati su sequenze praticamente inanimate. Tutte le scene forti come la perdita delle armature nelle sequenze legate alla storia vengono lasciate alla nostra immaginazione e questo, oggi come oggi, non è accettabile.
Ma la narrazione è solo una delle delusioni che incontriamo.

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All’inizio ci viene data la possibilità di scegliere tra lo Story Mode e le Missioni.
Lo Story Mode riprende la già citata scalata attraverso le Dodici Case intervallata da scontri con l’esercito del Tempio nei panni dei cinque cavalieri di bronzo che si alterneranno secondo uno schema pre impostato dettato dalla trama originale.

Gli scontri uno contro cento sono a dir poco pessimi. Gli avversari sono birilli con la tendenza a riunirsi in gruppi per poter essere meglio abbattuti. La telecamera fissa nasconde il più delle volte gli attacchi dei nemici anche quando si tratta di affrontare i Cavalieri Neri, mini boss della situazione insieme ad altri nemici minori. L’interazione con l’ambiente si basa sull’abbattimento di colonne utili per ferire gli avversari tanto stupidi da fermarvisi sotto. Siamo veramente al minimo sindacale.

Al raggiungimento di una casa comincia lo scontro col Cavaliere d’Oro che la occupa. Qui la camera inquadra perennemente l’avversario, ma lo scontro uno contro uno rivela un’intelligenza artificiale pari a zero. L’armatura dorata conferisce al Cavaliere il dono della ripetitività delle mosse. Praticamente, l’avversario non farà altro che attaccarvi con quei due o tre colpi speciali che possiede e che imparerete presto a schivare per poi corrervi incontro, cercare di darvi un paio di calci e poi fuggire di scatto.

Ma se l’avversario non è il massimo, non pensate che il vostro Saint, pardon, Cavaliere, abbia doti migliori. Avete a disposizione un colpo medio e uno forte,da alternare in semplici combo, più due o tre mosse speciali eseguibili con un paio di pulsanti. C’è poi il tasto per la parataschivata e uno che potenzia tutti gli altri colpi. La vera star qui è l’attivazione del Settimo Senso. Consumando una barra speciale (che si ricarica col tempo e dando mazzate) o schivando opportunemente i colpi, si attiva il Settimo Senso che rallenta i nemici e permette di colpire i Cavalieri d’Oro quando sono indifesi, ovvero quando effettuano un colpo. Già, perché coi Cavalieri d’Oro non si scherza e, anche quando stanno imbambolati a guardarvi, non li scalfite neanche con gli attacchi migliori.

Menzione a parte meritano gli attacchi Big Bang. Nel bel mezzo di uno scontro, quando si attiva uno speciale potere, possiamo lanciare la versione potenziata dei nostri colpi speciali che, ammesso che vada a segno, darà inizio ad una tanto breve quanto spettacolare sequenza animata. Gli scontri si limitano a questo: schivare, colpire ogni tanto l’avversario, effettuare il colpo Big Bang e ripetere. Oltre alla scarsa IA, i combattimenti sono rovinati da un bizzarro sistema di collisione che vi farà imprecare più di una volta quando sarete sicuri di schivare un’onda energetica che vi passa a mezzo metro ma che invece vi colpirà in pieno.

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Al termine di ogni capitolo è possibile potenziare il proprio Cavaliere coi soliti punti esperienza, ma l’avanzamento è veramente limitato e sembra messo lì per allungare il brodo.

Se poi volete proprio scatenare tutto il cosmo, sappiate che, in alcuni frangenti, potrete togliervi l’armatura di vostra iniziativa, perdendo coì moltissimo in difesa ma guadagnando una velocità di ricarica straordinaria della barra del settimo senso.

La lunghezza dei combattimenti e la ripetitività sono motivo di frustrazione in più di un’occasione. Ad aiutare ci sono i tre continua della difficoltà normale che, grazie alla familiare sequenza con l’amico che ci incita a rialzarci, permettono di continuare lo scontro come se nulla fosse ricaricando l’energia al massimo. Per la cronaca, la modalità più difficile non ha continua.

Terminata la scalata alle dodici case si sbloccano altre modalità storia, la prima delle quale è una versione semplificata della stessa che vede protagonista Micene, il cavaliere di Sagittario, che fugge da Tempio con la piccola Atena in braccio.

La modalità Missione è più o meno la stessa cosa, ma con sequenze di scontri ridotti da completare nel tempo limite. Il bello di questa modalità è che potremo utilizzare anche i Cavalieri d’Oro sconfitti, ognuno con le proprie mosse. Purtroppo l’online è supportato solo per la pubblicazione delle classifiche e, a meno che non abbiate un amico in carne e ossa seduto vicino, dovrete sorbirvi gli scontri da soli.

L’unica cosa che vi spingerà a giocare e rigiocare la modalità storia e le missioni è la possibilità di sbloccare la galleria fotografica con una miriade di action figures dei cavalieri e delle loro armature che, a ben vedere, è una delle cose migliori contenute nel disco.

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Graficamente siamo sul pietoso andante. Non ci sono dettagli, i personaggi più che cavalieri sembrano Barbie e Ken (l’espressività è la stessa) e l’unica cosa carina sono i luccichini sulle armature d’oro che, in ogni caso, sono estremamente fedeli alle originali (e ci mancherebbe altro).

L’audio, al contrario, è favoloso. Sin dall’inizio siamo accolti dalla fantastica “Pegasus Fantasy” che gasa non poco. Poi per tutto il gioco ritroviamo canzoni più o meno note, di solito molto in secondo piano rispetto agli effetti sonori comunque ottimi.

Purtroppo da qui torniamo a bomba sulle note dolenti. Il parlato, completamente in giapponese, è accompagnato da sottotitoli presi pari pari dall’adattamento italiano dell’anime. Ora, a qualcuno di voi farà piacere ritrovare colpi come “Per il Sacro Acquario” e via discorrendo, ma a me irrita non poco sentire Seiya che chiama l’amico Shun e leggere a video Andromeda, anzi mi rattrista. Certo, questa è la solita storia degli adattamenti televisivi, ma avrei preferito che si cogliesse l’occasione per dare un tono più fedele all’originale.

Concludendo, un gioco veramente non all’altezza del nome che porta. Statene alla larga se cercate un buon picchiaduro. Valutate l’acquisto se invece siete nostalgici del cartone animato e siete disposti a chiudere anche tutti e due gli occhi di fronte ai tanti difetti.


Voto: 5

Autore Articolo

- Appassionato di videogiochi e videogiocatore. Osservo, elaboro, racconto.

Mostra 4 Commenti
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  1. [...] Bandai ha già tratto da Saint Seiya il picchiaduro La Battaglia del Santuario per PS3. input, textarea{} #authorarea{ padding-left: 8px; margin:10px 0; width: 635px; } [...]

  2. Alessio scrive:

    ciao, bella recenzione. anche io ho la versione jap e ci sono rimasto non poco deluso. ma sopratutto… come si fa a giocare in versus?! lo sai che non l’ho ancora capito :D

    • Andrea "The Harsh Reaper" Fenucci scrive:

      Dovresti scegliere Sfida 2G e Tipo A. Così si può picchiare il nemico e anche il proprio compagno. Purtroppo anche da questo lato è carente…

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