Frankenweenie – Recensione in anteprima | AnimeMovieForever
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martedì, 15 gennaio 2013 - 13:00

Frankenweenie – Recensione in anteprima

Victor è un ragazzino solitario con la passione del cinema e della scienza e un solo amico, il suo cagnolino Sparky. Un giorno, Sparky viene investito da un’auto e resta ucciso. Ispirato dalle lezioni del suo insegnante di scienze, Victor riporta in vita il fedele bull terrier con la scarica di un fulmine ma le conseguenze per la cittadina di New Holland saranno terribili.

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Frankenweenie

Titolo originale: Frankenweenie
Genere: Animazione – Commedia – Horror
Regia: Tim Burton
Interpreti (doppiatori): Charlie Tahan, Catherine O’Hara, Martin Short, Martin Landau, Winona Ryder
Provenienza: USA
Durata: 87 min.
Casa di produzione: Walt Disney Pictures, Tim Burton Animation Co., Tim Burton Productions
Distribuzione (Italia): The Walt Disney Company Italia
Data di uscita: 5 ottobre 2012 (USA), 17 gennaio 2013 (Italia)


Nel 1984, un ancora sconosciuto Tim Burton realizzò per la Disney un cortometraggio live in bianco e nero intitolato Frankenweenie ispirandosi al Frankenstein del 1931 con Boris Karloff. Scontenta del risultato, che giudicò troppo spaventoso per un pubblico di bambini, la Disney licenziò Burton e il corto non vide mai la luce. Oggi, a 29 anni di distanza, il rinnovato connubio con la Disney ha permesso al regista di realizzare un remake di Frankenweenie ricorrendo stavolta alla tecnica dell’animazione con pupazzi in stop motion già utilizzata per produrre i musical Nightmare before Christmas, da lui scritto per la regia di Henry Selick, e La Sposa Cadavere, diretto insieme a Mike Johnson.

In questo caso non si tratta di un musical bensì di una storia sviluppata in maniera tradizionale mantenendo il bianco e nero del corto originale. Un’opera che si dimostra fin da subito l’ennesimo atto d’amore dell’autore nei riguardi del cinema horror anni ’30. Il film si concentra sul rapporto d’amicizia tra il piccolo Victor Frankenstein (Victor era anche il nome del protagonista de La Sposa Cadavere) e il cagnolino Sparky, e sulla capacità di un bambino di affrontare ed accettare la morte.

La vicenda si svolge nella cittadina americana di New Holland, un pezzo di Olanda nella provincia statunitense caratterizzata in maniera didascalica e giocosa da un mulino a vento e dall’annuale festa della Giornata Olandese. La cupa e depressa Elsa Van Helsing, nipote del tirannico sindaco e vicina di casa dei Frankenstein, è doppiata in originale da Winona Ryder. Non a caso, l’aspetto e il carattere della ragazzina richiamano quelli di Lydia, interpretata dalla stessa attrice in Beetlejuice di Burton.

Nonostante le premesse, che sembrano conferirle un ruolo importante nella storia, Elsa avrà pochissimo peso e la sua presenza nel film sarà sporadica, quasi nulla. Come pure la sua barboncina Persefone con l’acconciatura cotonata e striata di bianco che richiama quella di Elsa Lanchester ne La Moglie di Frankenstein. Molta più rilevanza ha invece Edgar, infido compagno di scuola di Victor che si rifà all’Ygor interpretato da Bela Lugosi ne Il Figlio di Frankenstein.

Cattivi della situazione sono i rivali di Victor alla mostra di scienze: il giapponese Toshiaki, omaggio agli horror orientali stile Godzilla, e Nassor, somigliante a Boris Karloff. Nella figura di mentore, l’arcigno insegnante di scienze doppiato da Martin Landau, chiaro omaggio a Vincent Price, compianto attore iconico che Burton omaggiò nel suo primo corto animato in stop motion, intitolato appunto Vincent, e col quale ha lavorato in Edward Mani di Forbice.

La storia si evolve con grande semplicità, seguendo in parte la falsariga del romanzo di Mary Shelley, punteggiata da alcune trovate macabre davvero inconsuete per un prodotto Disney: dagli insetti che escono dalle cuciture sul corpo di Sparky, passando per la bambina spiritata che legge il futuro nelle feci del gatto fino alla sarabanda di mostri finale con mostriciattoli che esplodono e addirittura un impalamento. Attenzione al luogo dello scontro finale, già sfruttato da Burton in un altro film.

La sceneggiatura mostra alcune crepe. Qualche personaggio è lasciato un po’ a metà e alcuni spunti non sono sviluppati a dovere. Ad esempio la passione di Vincent per il cinema che viene accennata all’inizio e poi non viene più ripresa. I pupazzi animati in motion capture sono uno spettacolo visivo sempre accattivante, esaltato qui da un buon 3D. La colonna sonora non è tra le più memorabili di Danny Elfman ma fa il suo dovere.

Pur non toccando le punte di genialità di Nightmare before Christmas e La Sposa Cadavere, il film scivola via che è un piacere e regala il giusto finale che mancava nel corto originale. Un’efficace morale che insegna ad affrontare la morte con la consapevolezza che le persone o, in questo caso, gli animali domestici che amiamo vivranno finché resteranno nei nostri cuori.


Voto: 7,5

Autore Articolo

- Reporter freelance, critico cinematografico e fumettistico, ambisco a lavorare per il Daily Planet.

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