Lincoln – Recensione in anteprima
Gennaio 1865. Mentre la Guerra di Secessione dilania il paese, Abraham Lincoln, 16° Presidente degli Stati Uniti, lotta contro il tempo, insieme agli uomini del suo gabinetto, per far approvare il 13° Emendamento della Costituzione che abolirà per sempre la schiavitù.

Lincoln
Titolo originale: Lincoln
Genere: Storico
Regia: Steven Spielberg
Interpreti: Daniel Day-Lewis, Tommy Lee Jones, Joseph Gordon-Levitt, Sally Field, James Spader, Jared Harris
Provenienza: USA
Durata: 150 min.
Casa di produzione: 20th Century Fox, Touchstone Pictures, Amblin Entertainment, Imagine Entertainment, Participant Media
Distribuzione (Italia): 20th Century Fox
Data di uscita: 16 novembre 2012 (USA); 24 gennaio 2013 (Italia)
Dopo Django Unchained di Quentin Tarantino, tocca a Steven Spielberg portarci nell’America schiavista dell’ottocento, già teatro del suo Amistad. Lincoln, che ha già registrato un plebiscito di critica e pubblico in USA conquistando dodici nomination agli Oscar, prende spunto dal libro biografico Team of Rivals: The Political Genius of Abraham Lincoln di Doris Kearns Goodwin. Non si tratta però di una pellicola prevalentemente biopic e, pur avendo Lincoln come figura centrale, si concentra soprattutto sulla lotta politica e i giorni convulsi che hanno portato all’approvazione del tredicesimo Emendamento e all’abolizione della schiavitù in America.
Si tratta di un progetto che Spielberg inseguiva da anni e dal quale si evince l’ammirazione del regista per il personaggio storico, tratteggiato in maniera impressionante da un Daniel Day-Lewis che si carica sulle spalle buona parte del film tirando fuori la performance più alta della sua carriera. Il suo è un Lincoln ammaliante, saggio, spiritoso, determinato, arguto, coraggioso, affabile e con la fissazione per gli aneddoti, uno più significativo dell’altro. Un uomo alle prese con i dilemmi etici, la burocrazia e i compromessi da affrontare per raggiungere il suo scopo.
La caratterizzazione così ben sfaccettata del personaggio non si deve però solo alla grande prova dell’interprete, meritevole della nomination all’Oscar, ma anche allo script brillantissimo del Premio Pulitzer Tony Kushner che pure concorre per la statuetta ed aveva già collaborato con Spielberg nel bellissimo e sottovalutato Munich.
Tra gli alleati di Lincoln, spicca un mastodontico Tommy Lee Jones (altro nominato all’Oscar) con parrucchino richiesto per il ruolo di Thaddeus Stevens, leader dei Repubblicani Radicali, armato di un diabolico eloquio al vetriolo col quale ridicolizza gli avversari. William N. Bilbo, avvocato e giornalista repubblicano incaricato di corrompere alcuni democratici, viene risolto in maniera piuttosto comica dal bravo James Spader che alleggerisce il film con qualche gag spassosa senza mai uscire troppo dalle righe.
Per quel che riguarda la sfera privata di Lincoln, una meravigliosa Sally Field (la zia May di The Amazing Spider-Man, anche lei nominata per l’Oscar) è la First Lady Mary Todd, fragile, sofferente per la perdita del terzogenito e rancorosa verso il pur amato marito. Joseph Gordon-Levitt è invece il primogenito Robert che vorrebbe andare in guerra contro la volontà dei genitori. Anche se il personaggio ha solo un paio di scene, risulta fondamentale per le dinamiche famigliari del protagonista. L’acceso confronto tra Lincoln e la moglie sulla decisione del figlio è una delle scene più potenti della pellicola.
Tra i personaggi secondari, occhio a Jackie Earle Haley (il Rorschach di Watchmen) nelle vesti di Alexander Stephens, vice-presidente degli Stati Confederati, e a Jared Harris (Moriarty in Sherlock Holmes – Gioco di Ombre) che conferisce carisma al Generale Grant, vincitore della guerra e futuro Presidente degli USA.
Il rischio per un film di due ore e mezza, fatto soprattutto di dialoghi e di intrecci politici, è quello di diventare eccessivamente verboso e noioso. Tuttavia, la regia ispirata e ricca di invenzioni e il montaggio di Michael Kahn, fedelissimo di Spielberg, danno alla storia il giusto ritmo, complici, come detto, le performance trascinanti di tutti i componenti del cast. La ricostruzione scenografica è forse tra le più dettagliate e realistiche nella storia del cinema. Provate a confrontare le immagini d’epoca dei protagonisti, che potete trovare in rete, con le loro controparti cinematografiche e noterete una somiglianza straordinaria. Suggestiva come sempre la colonna sonora dell’immortale John Williams.
Certo, il film può apparire a tratti troppo teatrale o documentaristico e il senno di poi può privare la vicenda di suspense. Ma è un film da vedere a prescindere. Uno spaccato di storia americana che prende vita ad opera di uno Spielberg in grande spolvero, che ripaga dalla delusione di War Horse e ci presenta un Lincoln non in chiave mitica o in veste di eroico cacciatore di vampiri, come visto nel recente film fantastorico di Bekmambetov, ma come un essere umano fallibile, pronto a prendere la scelta più difficile e moralmente discutibile per perseguire un bene superiore.






