Bed Time – Recensione
César, portiere di un condominio a Barcellona, è un uomo depresso, affetto da manie suicide, che conduce una vita squallida e priva di significato. La sua unica ragione di vita è rendere infelici gli altri, nella fattispecie perseguitando la giovane inquilina Clara, bella, solare ed ottimista.
Bed Time
Titolo originale: Mientras Duermes
Genere: Thriller
Regia: Jaume Balaguerò
Interpreti: Luis Tosar, Marta Etura, Alberto San Juan, Petra Martinez
Provenienza: Spagna
Durata: 102 min.
Casa di produzione: Canal+ Espana, Filmax Entertainment, Castelao Producciones, Cubica, Coser y Cantar, TV3, TVE
Distribuzione (Italia): Lucky Red
Data di uscita: 14 ottobre 2011 (Spagna), 27 luglio 2012 (Italia)
Il regista spagnolo Jaume Balaguerò sembra avere una predisposizione per le storie d’ambientazione condominiale. Ha infatti diretto, insieme a Paco Plaza, i primi due episodi di Rec, ottimo mockumentary horror di cui sta per arrivare il terzo episodio. Nel caso di Bed Time, scritto dall’italiano Alberto Marini, non siamo di fronte a zombi indemoniati ma ad una più realistica ed inquietante vicenda umana di sofferenza e perversione.
César, in apparenza cordiale e premuroso, cerca in maniera contorta di dare sollievo alla sua vita disperata infliggendo dolore agli altri. Nel microcosmo del suo condominio, la vittima prediletta diventa Clara, una figura avvenente e positiva che fa da contraltare ai tormenti interiori del protagonista. Quotidianamente, César si nasconde nell’appartamento della ragazza, la attende nascosto sotto il letto come un prosaico babau, la narcotizza nel sonno e procede a boicottarle l’esistenza fino a spingersi all’estremo. Ma il trasporto verso di lei è venato d’ambiguità e l’atteggiamento dell’uomo, interpretato da un intenso Luis Tosar, sembra dettato a tratti da amore non corrisposto e gelosia.
Balaguerò firma una regia elegante e ben ritmata, senza staccarsi mai dal protagonista che seguiamo in ogni momento della giornata nei suoi rapporti con gli inquilini: la bambina che conosce le sue manie e lo ricatta, una donna sola malata d’amore per i suoi cani, la signora delle pulizie con il figlio fannullone e l’arcigno padrone di casa. Gli unici momenti nei quali vediamo César fuori del condominio sono le visite alla madre immobilizzata in un letto d’ospedale che tortura raccontandole la sua vita.
La vera bravura del regista sta nel far empatizzare il pubblico con il protagonista, tanto che, nelle scene in cui rischia di essere scoperto, ci si ritrova a sudare e tremare con lui nonostante sia il carnefice e non la vittima. Del resto, César è circondato da personaggi a volte patetici, a volte antipatici, ed infierire su di loro, magari sbattendogli in faccia la verità sulla loro condizione, è un modo per interpretare e soddisfare il pensiero dello spettatore.
Le dinamiche thrilling sono abbastanza risapute e alcuni interpreti non sono all’altezza della situazione, ma lo stile narrativo di Balaguerò trascina e non annoia, la sceneggiatura offre buoni spunti, il protagonista è accattivante ed il finale agghiacciante. Va giù come un bicchiere d’acqua. Non esaltante ma pregevole.