Festival di Roma 2012: Sylvester Stallone presenta Bullet to the Head
L’attore è intervenuto insieme al regista Walter Hill e allo sceneggiatore italiano Alessandro Camon per presentare il nuovo action movie tratto da un fumetto francese.
Tratto dalla bande dessinée Du plomb dans la tete di Alexis Nolent, il film, diretto da Walter Hill e sceneggiato dall’italiano Alessandro Camon, racconta di un sicario di New Orleans, interpretato da Sylvester Stallone, che fa squadra con un giovane detective del NYPD (Sung Kang) per catturare gli assassini dei rispettivi partner.
Stallone ha dichiarato in confrenza stampa il suo amore per Cinecittà: “Pochi luoghi al mondo sono icone del cinema come Cinecittà. E’ un posto magnifico, un museo meraviglioso che non può sparire. Il Governo italiano deve fare tutto il possibile per preservarlo.”
Due giorni fa, l’attore ha incontrato i ragazzi di Tor Bella Monaca, quartiere periferico di Roma: “Il Sindaco Alemanno ha avuto un’idea straordinaria. E’ un quartiere simile a quello dove sono cresciuto io e capisco la loro disperazione. Sono passato da un posto molto brutto ad uno molto bello in poco tempo. Ho detto a quei ragazzi che non bisogna temere di fallire. Fallire anche mille volte rende più saggi e, alla fine, si giunge al successo. Com’è accaduto a me.”
Stallone ha interpretato personaggi iconici come Rocky e Rambo, punti di riferimento per un’intera generazione: “E’ un buon peso da portare. Avere una generazione di persone che ha fatto questo viaggio cinematografico con me è stato insolito. Combinare Rocky e Rambo in Jimmy Bobo, protagonista di questo film, è un’ottima transizione. La nuova generazione avrà un nuovo Sly con cui crescere.”
In un periodo in cui i film hollywoodiani strabordano di effetti digitali, Bullet to the Head è un film fortemente incentrato su storia e personaggi. Il regista Walter Hill ha spiegato: “La sceneggiatura di Alessandro Camon mi è sembrata quella giusta per poter finalmente lavorare con Stallone dopo tanti anni. E’ un omaggio agli action movie anni ’70 e ’80 ma è anche un film all’avanguardia. Lo abbiamo creato tutti e tre, fianco a fianco. Lavorare con un grande attore che ha anche una grande personalità è stato un bel vantaggio. Ed è la prima volta che dirigo un attore che è anche un regista. I film dovrebbero rispecchiare sempre la personalità del regista.”
Stallone ha raccontato la sua esperienza hollywoodiana: “Dopo l’uscita di Rocky andai dai produttori per farmi pagare e mi dissero che dovevo tornare al lavoro. Mi avrebbero pagato quando sarebbe stato il momento. Non gli importava nulla di me ma solo del mio lavoro. Il cinema è un business. Ho sempre fatto film che hanno come tematica il superamento degli ostacoli e l’essere sinceri con se stessi. Nella vita puoi fare affidamento solo su te stesso.”
Alessandro Camon ha parlato della sceneggiatura: “Il fumetto originale aveva molti pregi accattivanti. L’abbiamo cambiata molto ma l’ambientazione a New Orleans è rimasta. Sly e Walter hanno contribuito ai dialoghi. Il film che mi ha ispirato di più è stato 48 ore (diretto, appunto, da Walter Hill), il capostipite dei buddy-movie, una formula deteriorata che abbiamo cercato di rivitalizzare.”
Il film sembra essere figlio del passato cinematografico di Walter Hill e Stallone. Il regista: “Hollywood è un sinonimo di opportunità. Negli ultimi anni non c’è stato modo di produrre questo film, poi è arrivata una telefonata e si è sbloccato tutto. Mi piace pensare a Bullet to the Head come a un film d’azione con dei confini non marcati. Io e Sly abbiamo raccontato queste storie in passato e, anche se non ci piace pensare a noi stessi come uomini del passato, un passato lo abbiamo.”
Stallone: “Ci sono scarpe industriali e scarpe artigianali. Questo film è così. E’ fatto a mano, una proiezione ironica delle nostre personalità. La mia prima regola è di imparare dai propri errori. Ho fatto alcunifilm in cui c’era troppa azione e poco spazio per sviluppare la psicologia dei personaggi. In altri i miei personaggi erano troppo statici. Se i dialoghi possono essere interessanti quanto un inseguimento, facciamo i dialoghi. Non ero sicuro che dialoghi ed umorismo avrebbero funzionato in questo film ma era quello che volevamo.”
Sulla vita fuori dal set, l’attore racconta: “Inseguo le mie figlie dentro casa. E’ impegnativo. Dopo il successo di Rocky e Rambo sono arrivate tre figlie, una moglie, due domestiche, cinque cani di cui uno castrato e ancora donne. La mia vita è piena di donne.”
Stallone ha lavorato con Woody Allen ne Il Dittatore dello Stato Libero di Bananas: “All’epoca non ero nessuno. Avevano bisogno di un cattivo. Io e un ragazzo più piccolo di me dovevamo attaccare Woody Allen in metro. Lui ci guarda e ci dice che non facciamo paura. Così usciamo e andiamo a comprare della vaselina in farmacia. Ce la spalmiamo in faccia, torniamo da lui e urliamo: ‘Facciamo paura, adesso?!’ E lui dice all’aiuto regista: ‘Prendili! Prendili!’ Mai mollare.”
Nel finale, il film riserva un duello con le asce. Hill: “Per Sly non è stato divertente. Sul set siamo andati tutti d’accordo ma per quel combattimento ho litigato con Jason Momoa su come metterlo in scena. Alla fine abbiamo fatto come ho detto io e si è sistemato tutto. Il trucco è creare un mondo che somigli ad un western, fittizio ma plausibile nella sua follia. Il pericolo dev’essere credibile. Sly e Jason mettono in scena una danza macabra difficile da rendere credibile. Ma credo di esserci riuscito. Il combattimento finale non è così assurdo per come sono strutturati i personaggi.”
Stallone: “Non è stato divertente per me. L’idea delle asce non viene dal fumetto. E’ stata una trovata di Walter. Un combattimento tra vichinghi: io vs. Conan (Momoa ha appunto interpretato Conan il Barbaro nell’ultima trasposizione cinematografica). Jason è enorme e si muove come una pantera. Le scene di combattimento sono come una danza e lui sa danzare benissimo. E’ stato bello farmi colpire da lui.”
A proposito degli eventuali sequel di Rocky e Rambo e del suo rapporto con l’amico-rivale Schwarzenegger: “Arnold è un vecchio amico. Non siamo mai stati in competizione. Abbiamo fatto un film insieme, The Tomb. Sarà fantastico. La saga di Rocky è terminata. E’ un atleta che ha raggiunto il suo apice. Con Rambo invece non è finita. Non può ritirarsi, è come me. Ha mentito a se stesso e combatterebbe fino alla morte anche senza guerre. Non ha una casa a cui tornare. Se il fisico mi regge, Rambo potrebbe tornare. E’ Rambo contro l’artrite. Oppure potrebbe essere una donna, Rambolina.”
Diretto da Walter Hill (48 ore, Danko, Ancora 48 ore), Bullet to the Head vede nel cast Sylvester Stallone, Sung Kang, Sarah Shahi, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Christian Slater e Holt McCallany. Uscirà nelle sale USA il 1 febbraio 2013 e arriverà nelle sale italiane il 4 aprile.























