Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato – Recensione in anteprima | Recensioni movie
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mercoledì, 12 dicembre 2012 - 00:53

Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato – Recensione in anteprima

Sessant’anni prima degli eventi de Il Signore degli Anelli, nel mondo fantastico della Terra di Mezzo, l’hobbit Bilbo Baggins si unisce allo stregone Gandalf il Grigio e alla compagnia dei tredici Nani guidati dal leggendario guerriero Thorin Scudodiquercia per tentare di riconquistare il Regno di Erebor strappandolo alle grinfie del drago Smaug. É l’inizio del viaggio che porterà Bilbo ad incontrare Gollum e ad entrare in possesso dell’Unico Anello cambiando per sempre il destino della Terra di Mezzo.

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Lo Hobbit – Un Viaggio Inaspettato

Titolo originale: The Hobbit – An Unexpected Journey
Genere: Fantasy
Regia: Peter Jackson
Interpreti: Martin Freeman, Ian McKellen, Richard Armitage, Ian Holm, Elijah Wood, Hugo Weaving, Cate Blanchett, Christopher Lee, Andy Serkis
Provenienza: USA, Nuova Zelanda
Durata: 169 min.
Casa di produzione: New Line Cinema, MGM, WingNut Films
Distribuzione (Italia): Warner Bros.
Data di uscita: 13 dicembre 2012 (Italia); 14 dicembre (USA)


Dopo il trionfo mondiale della pluripremiata trilogia de Il Signore degli Anelli, Peter Jackson, sulla falsariga di Star Wars, realizza una nuova trilogia prequel liberamente tratta del romanzo di Tolkien Lo Hobbit o la Riconquista del Tesoro, antesignano di tutta l’opera fantasy ambientata nella Terra di Mezzo partorita dall’autore. Nonostante il racconto originale sia piuttosto breve, soprattutto in confronto alle dimensioni monumentali de Il Signore degli Anelli, Jackson, coadiuvato di nuovo dalle fidate sceneggiatrici Fran Walsh e Philippa Boyens, alle quali si aggiunge stavolta Guillermo Del Toro, ha rielaborato ed esploso il romanzo per realizzare un trittico di film che sia all’altezza dei precedenti, vincitori complessivamente di 17 premi Oscar e divenuti un vero fenomeno culturale.

Fedelmente allo spirito del racconto di Tolkien, più leggero e rivolto ai bambini rispetto al tono delle opere successive, gli sceneggiatori hanno optato per un adattamento dallo spirito maggiormente scanzonato e meno intimista e riflessivo rispetto ai film precedenti. La pellicola è ricca di gag e dialoghi comici, quasi mai sopra le righe e sempre controbilanciate da un’esaltante componente epico-drammatica e dall’action scatenata, senza tralasciare un percorso emotivo semplice ma efficace. Gli sceneggiatori sono riusciti a sopperire all’assenza di un personaggio femminile e di una storia d’amore intrecciando una tensione virile tra i protagonisti che regge sul rispetto reciproco.

Il primo impatto col film è totalmente straniante. Si tratta infatti della prima pellicola girata in digitale 3D a 48 fotogrammi per secondo, una vera rivoluzione in campo visivo che fa un passo avanti rispetto all’Avatar di James Cameron nel proiettare il pubblico dentro il film. Lo schermo sparisce e l’immagine diventa totalmente nitida e tangibile. L’effetto però può risultare a tratti sgradevole. L’immersione è talmente estrema, infatti, che in alcuni momenti, anziché trovarsi nella Terra di Mezzo, al pubblico pare di essere finito sul set, tra modellini e controfigure, e tutto appare finto. La sensazione visiva è quella di un documentario di History Channel mescolato a un episodio di Fantaghirò. Sono rischi che si corre nel cercare una stereoscopia sempre più perfezionata e coinvolgente e va dato atto a Jackson di aver rischiato nell’essere pioniere in tal senso.

Il cast è in stato di grazia. Martin Freeman è un Bilbo perfetto, simpatico, sensibile e coraggioso nonostante le apparenze. Ian McKellen non ha perso lo smalto nel ruolo di Gandalf il Grigio, doppiato stavolta dal grande Gigi Proietti, forse un po’ troppo riconoscibile all’inizio del film. Richard Armitage è l’eroe della storia nel ruolo di Thorin, l’Aragorn di questa nuova trilogia, che disprezza Bilbo ritenendolo non all’altezza di una missione così pericolosa. Gli altri dodici nani sono tutti caratterizzati benissimo anche se ne vengono ben approfonditi solo tre o quattro e gli altri restano perlopiù sullo sfondo. Forse ci sarà più spazio nei sequel.

Tra i nuovi personaggi spicca lo stregone Radagast il Bruno, che richiama personaggi di fantasy cinematografici più puerili e fiabeschi. Nella marea di malvagi warg, goblin e orchi, si distinguono Azog, nemesi di Thorin, e il re dei Goblin, una sorta di Jabba the Hutt versione Tolkien, caratterizzato forse con qualche eccessiva leggerezza. Ian Holm e Elijah Wood tornano a interpretare l’anziano Bilbo e Frodo per introdurre la narrazione. Nella scena del Bianco Consiglio a Gran Burrone ritroviamo Christopher Lee, Hugo Weaving e Cate Blanchett nei ruoli di Saruman, Elrond e Galadriel in quella che sembra essere una rimpatriata omaggio alla vecchia trilogia.

Da qui in avanti la struttura narrativa ricorda moltissimo quella de La Compagnia dell’Anello. Ricorderete che dopo la visita a Gran Burrone, Frodo e compagni dovevano affrontare le asperità del Monte Caradhras per poi scendere nelle miniere di Moria ad affrontare i goblin e, alla fine, c’era il faccia a faccia tra Aragon e l’Uruk-Hai Lurtz. Il percorso dei protagonisti qui è molto molto simile.

Tutta la sequenza nelle caverne dei goblin è la più divertente e spettacolare del film e Jackson inanella una serie di gag action spettacolari e mozzafiato che fanno impallidire quelle congegnate finora nelle sue trasposizioni tolkieniane. Il tutto sostenuto come sempre dagli effetti visivi digitali e artigianali dei maghi della Weta che sono tornati a ricostruire la Terra di Mezzo con immutato amore e dedizione. Assistiamo anche al momento fondamentale della saga con l’incontro tra Bilbo e Gollum, di nuovo interpretato in motion-capture dal grandissimo Andy Serkis che ne accentua come non mai il lato schizofrenico. É uno degli apici emotivi del film che sfocia in un bellissimo finale.

La componente epica è esaltata dalla colonna sonora di Howard Shore che prosegue il discorso iniziato con la prima trilogia e si dimostra ancora in gran forma. L’orecchiabile tema principale ha due differenti e bellissime versioni canore: Misty Mountains, cantata dai Nani, e Song of the Lonely Mountain che si può ascoltare durante i titoli di coda eseguita da Neil Finn e che meriterebbe una nomination all’Oscar.

Con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, il film compie un passo da gigante sul piano visivo ma è soprattutto una storia divertente, emozionante, coinvolgente, che non fa pesare affatto i 169 minuti di durata. La rielaborazione dell’opera tolkieniana potrà risultare indigesta ai puristi ma la trasposizione funziona alla grande e regala momenti indimenticabili. Peter Jackson è ancora il signore della Terra di Mezzo.


Voto: 8,5

Autore Articolo

- Reporter freelance, critico cinematografico e fumettistico, ambisco a lavorare per il Daily Planet.

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