Paura in 3D – Recensione
A pochi mesi di distanza da L’arrivo di Wang, i Manetti Bros. tornano in cabina di regia per dirigere Paura in 3D, un horror ispirato al rapimento e alla prigionia dell’austriaca Natascha Kampusch.
Paura in 3D

Titolo originale: Paura in 3D
Genere: Horror
Regia: Manetti Bros.
Interpreti: Peppe Servillo, Lorenzo Pedrotti, Francesca Cuttica, Domenico Diele, Claudio Di Biagio
Provenienza: Italia
Durata: 108 min.
Casa di produzione: Manetti Bros. Film
Distribuzione (Italia): Medusa Film
Data di uscita: 15 giugno 2012 (Italia)
Nelle strade della periferia romana dei nostri giorni, scorrono le vite di tre amici: Marco, Simone e Alessandro. Il primo suona in una rock band e spera di diventare famoso, il secondo è un ragazzo talmente noioso e impacciato da essere nuovamente stato scaricato dalla ragazza di turno, e il terzo è un meccanico con la passione per l’alcool e l’erba. Quando il Marchese Lanzi parte per un viaggio e lascia la macchina in riparazione all’officina in cui lavora Alessandro, il ragazzo decide di approfittarne per organizzare una festa all’ultimo grido nella casa dell’uomo. Peccato, però, che la curiosità di Simone porti i tre amici a scoprire un oscuro segreto custodito in cantina…
Nel panorama italiano, i Manetti Bros. sono gli unici che, nel bene o nel male, tentano di realizzare prodotti originali, seppur bizzarri. La sceneggiatura, ovviamente, non brilla certo per originalità, eppure i dialoghi dei personaggi sono studiati e ponderati, capaci di riflettere, dunque, il target socio-culturale di ognuno di loro. Anche le musiche, passando dal rap all’hard metal, fanno la loro parte e mostrano quanto Pivio possa essere benefico anche senza De Scalzi.
L’orco della storia, colui che si diletta a leggere i romanzi di Hoffman e a sottolinearne le parti più inquietanti, è sicuramente il vero protagonista della pellicola. Il Marchese Lanzi, infatti, chiuso ermeticamente in un mondo di maniera, costruito intorno ad oggetti perennemente spolverati e lucidati, rapisce una bambina in tenera età e la modella a suo piacimento. Un’oscurità totale, una vita in catene, un orrore quotidiano simboleggiati dalle bottiglie di vino prelibato lasciate a maturare, giorno dopo giorno, nella polverosa cantina.
La pellicola non è altro che un horror italiano all’insegna dei cliché del cinema di genere ma, bisogna ammetterlo, Paura in 3D sarebbe stato prolifico anche senza la tridimensionalità, esasperata quasi fino alla nausea. Buoni, infatti, gli effetti speciali curati da Sergio Stivaletti che, nelle scene di violenza esibita ed ostentata, sarebbero bastati a creare quell’effetto di ripugnanza e di orrore che lo spettatore prova davanti alla brutalità di un gracilino e fisicamente innocuo Marchese d’alto borgo.







