Pollo alle Prugne – Recensione
Nasser-Ali Khan è un talentuoso violinista iraniano che ha perso la voglia di vivere da quando la moglie ha distrutto il suo strumento. Intrappolato in un matrimonio infelice e incapace di sopportare una vita senza musica, l’uomo si lascia morire intraprendendo un viaggio onirico e surreale tra passato, presente e futuro, attraverso le vicissitudini della propria famiglia, incontrando personaggi singolari, nello struggente ricordo del suo grande amore frustrato per la bella Irane.
Pollo alle Prugne
Titolo originale: Poulet aux Prunes
Genere: Cinecomic – Drammatico – Commedia
Regia: Vincent Paronnaud, Marjane Satrapi
Interpreti: Mathieu Amalric, Edouard Baer, Maria de Medeiros, Isabella Rossellini.
Provenienza: Francia – Germania – Belgio
Durata: 93 min.
Casa di produzione: Celluloid Dreams, Studio 37
Distribuzione (Italia): Officine UBU
Data di uscita Italia: 6 aprile 2012
Data di uscita Francia: 26 ottobre 2011
Dopo Persepolis, arriva sul grande schermo un’altra graphic novel dell’autrice iraniana Marjane Satrapi, affiancata anche stavolta alla regia dal francese Vincent Paronnaud. In questo caso non si tratta però di un film d’animazione bensì di un lungometraggio live con tutti gli accorgimenti visivi per una stilizzazione che coniuga con grande equilibrio il mezzo cinematografico all’estetica fumettistica.
Esattamente come nell’opera originale, il film è suddiviso in otto capitoli, gli ultimi otto giorni di vita del malinconico Nasser-Ali, magistralmente interpretato da Mathieu Amalric, vessato da una moglie arcigna che l’ha reso orfano del suo estro e della sua ispirazione artistica, una musa chiamata simbolicamente Irane, che si pronuncia Iran.
Lo schermo diventa una grande vignetta al cui interno il paese mediorientale prende vita e colore, assume connotati fiabeschi, a tratti grotteschi, una scenografia, al contempo tangibile e disegnata, di una narrazione tragicomica che procede attraverso gag visive surreali dettate da una regia dinamica ed eclettica.
Indimenticabili i personaggi che incontriamo durante questo viaggio fantastico a cominciare dai due figli di Nasser-Ali, una bimba dal carattere agrodolce, triste e sognatrice, ed un ragazzino pestifero ma affezionato al padre. Interessante il rapporto tra il protagonista e il fratello verso cui nutre del rancore represso. Bravissime le nostre attrici. Isabella Rossellini è l’algida madre del protagonista mentre Chiara Mastroianni è la cinica Lili. E attenzione al modo in cui Nasser-Ali idealizza Sofia Loren nelle sue fantasie.
Come in un racconto di Collodi, spuntano qua e là eccentrici individui come il fumatore d’oppio, proprietario del bazar che vende a Nasser-Ali un violino nuovo, il saggio mendicante che gli parla al cimitero, l’insegnante di musica che pare un santone zen o l’angelo della morte Azrael che gli racconta una parabola presentata attraverso la tecnica animata.
L’apice emotivo è racchiuso nella storia d’amore, sogno di gioventù bellissimo e impossibile, un tormento interiore che il protagonista riversa attraverso il suo archetto nelle corde del violino traendone note toccanti e suggestive. Quantomai significativo che il musicista, in giro per il mondo ad esporre il suo talento, senta la mancanza della sua Iran(e).
Uno dei più riusciti cinecomics di sempre, sontuoso matrimonio visivo tra il linguaggio fumettistico e quello cinematografico per un racconto poetico, delicato, disperato e commovente. Bellissimo.
Togliamo 1 voto per la pochezza dimostrata dalla regista ( che sarà pure una star, ma dovrebbe ricordarsi di leggere Socrate) in una certa occasione pubblica…