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venerdì, 26 aprile 2013 - 23:37

Le Streghe di Salem – Recensione

Heidi è la componente di un terzetto di dj radiofonici nella cittadina di Salem. Un giorno, la ragazza riceve un disco da parte di un presunta band denominata “I Lord”. Vi è incisa una litania infernale che scatena in lei una serie di orribili flashback. Quando il brano viene trasmesso dall’emittente, diventa subito un grande successo e i Lord annunciano la loro venuta a Salem.

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Le Streghe di Salem

Titolo originale: The Lords of Salem
Genere: Horror
Regia: Rob Zombie
Interpreti: Sheri Moon Zombie, Bruce Davison, Jeffrey Daniel Phillips, Ken Foree, Judy Geeson
Provenienza: USA, Regno Unito, Canada
Durata: 101 min.
Casa di produzione: Alliance Films, Automatik Entertainment, Blumhouse Productions, Haunted Movies, IM Global
Distribuzione (Italia): Notorious Pictures
Data di uscita: 19 aprile 2013 (USA), 24 aprile 2013 (Italia)


Dopo aver omaggiato il cinema horror d’exploitation americano anni ’60 e 70′ con pellicole quali La Casa dei 1000 Corpi, La Casa del Diavolo, il remake Halloween – The Beginning e Halloween II, oltre al divertente film d’animazione The Haunted World of El Superbeasto, Rob Zombie si rifà stavolta alle suggestioni del cinema europeo citando tra gli altri i nostri Lucio Fulci, Mario Bava e Dario Argento.

Sheri Moon Zombie, moglie del regista presente in tutti i suoi film, è la protagonista Heidi, ex-tossica risucchiata in una lenta discesa all’inferno che può essere tradotta in maniera semplicistica come una metafora del tunnel della droga. L’attrice è affiancata da un cast di nomi misconosciuti, molti dei quali apparsi in pellicole horror cult anni ’70. Ad esempio Ken Foree, uno dei tre conduttori radiofonici, era tra i protagonisti di Zombie di Romero. Bruce Davison (il Senatore Kelly di X-Men 1 e 2) è invece lo scrittore che indaga sui misteri di Salem.

Il merito di Zombie è quello di riuscire a creare un’atmosfera lugubre, malsana, angosciosa, che riesce a provocare il giusto turbamento nello spettatore ricorrendo anche ad immagini raccapriccianti pur senza essere mai esplicito nello splatter. Il costrutto narrativo è semplice ed immediato, fin troppo prevedibile, e gli effetti artigianali, che sembrano usciti proprio da un film di Fulci, non riescono sempre ad avere quell’impatto visivo che il regista vorrebbe. Inoltre, ci sono un paio di sequenze che fanno forse il passo più lungo della gamba e potrebbero risultare involontariamente ridicole.

La colonna sonora riveste grande importanza, come di consueto nei film di Zombie, fondatore e cantante del gruppo rock-metal White Zombie. In questo caso la musica viene usata anche come elemento narrativo ma senza essere mai troppo invadente. Il comparto musicale va dai brani dei Velvet Underground fino al Requiem di Mozart che annuncia il delirio psichedelico finale verso un epilogo giustamente apocalittico.

E’ uno Zombie che bada molto allo stile e meno al contenuto con un’opera del tutto diversa dalle precedenti che stupirà i suoi fans e difficilmente accontenterà il pubblico generalista in cerca di storie più articolate e abituato agli effetti digitali. Non spaventa ma riesce ad atterrire. Gli incassi non saranno granché ma diventerà un cult.


Voto: 6

Autore Articolo

- Reporter freelance, critico cinematografico e fumettistico, ambisco a lavorare per il Daily Planet.

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  1. daniele scrive:

    un film da definire ridicolo e squallido… non ha niente di “pauroso” anzi la comparsa di quel nanetto panzone ha solamente fatto ridere… un vero peccato aver perso tempo con questa pellicola senza senso e senza una trama… il regista se la deve essere fumata più degli attori!!
    sicuramente da sconsigliare …tant’è vero che io ed i miei amici abbiamo lasciato la sala a 3/4 del film e altri spettatori se ne sono andati già alla pausa della metà… spero che i soldi del nostro biglietto servano al regista per curarsi… il cervello!!

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