Rush – Recensione in anteprima

1976, l’era d’oro della Formula 1. L’inglese James Hunt, pilota della McLaren, e l’austriaco Niki Lauda, della scuderia Ferrari, si danno battaglia senza esclusione di colpi in un epico mondiale che tiene i tifosi col fiato sospeso. I due piloti sono uno l’antitesi dell’altro. Hunt è estroverso, vizioso e spericolato. Lauda è freddo, distaccato e razionale. La loro sfida sportiva diventa così anche uno scontro di opposte filosofie.

RushTitolo originale: Rush
Genere: Drammatico, biografico
Regia: Ron Howard
Interpreti: Chris Hemsworth, Daniel Bruhl, Olivia Wilde, Alexandra Maria Lara, Pierfrancesco Favino
Provenienza: USA, Germania, Regno Unito
Durata: 123 min.
Casa di produzione: Cross Creek Pictures, Exclusive Media Group, Imagine Entertainment, Revolution Films, Working Title Films,
Distribuzione (Italia): 01 Distribution
Data di uscita: 19 settembre 2013 (Italia), 27 settembre 2013 (USA)


Ron Howard è senza ombra di dubbio il miglior regista di film basati su storie reali (relativamente) recenti, in grado di tirarne fuori la parte più umana ed emotiva senza trascurare lo spettacolo visivo sempre di altissimo livello. Dopo Apollo 13, il premio Oscar A Beautiful Mind, Cinderella Man, pure d’ambientazione sportiva, e Frost/Nixon – Il Duello, Howard ci porta nel mondo della Formula 1, una disciplina ancora estremamente pericolosa negli anni ’70, con frequenti incidenti mortali in gara, e altrettanto coinvolgente ed esaltante.

Non si pensi, tuttavia, che il film metta in primo piano auto, meccanica e tecnicismi. Si tratta anzitutto del confronto tra due uomini completamente opposti che ricorda il precedente Frost/Nixon – Il Duello. Non a caso, lo sceneggiatore è sempre il bravissimo Peter Morgan che, ancora una volta, riesce a conferire straordinaria profondità ai personaggi scavando bene nella loro psicologia.

Chris Hemsworth, il Thor cinematografico dei Marvel Studios, è l’inglese James Hunt, vanitoso e amato da tutti, che oltre ad essere avventato in gara lo è anche nella vita, tra donne, fumo e alcol che lo condurranno ad una morte prematura. Gli si contrappone il tedesco Daniel Bruhl, già visto in Bastardi senza gloria di Tarantino, nel ruolo dell’austriaco Niki Lauda, disciplinato, prudente, con delle punte di antipatia dovute alla sua autostima, comunque sempre obiettiva.

Le fragilità dei due piloti vengono messe a nudo dalle rispettive compagne. Alexandra Maria Lara è Marlene, moglie di Lauda, che scatena in lui il timore di avere qualcosa da perdere ma finirà anche per essere uno dei suoi maggiori punti di forza. La splendida Olivia Wilde (già in Cowboys & Aliens, co-prodotto da Howard) sfodera uno strepitoso accento inglese nel ruolo della modella Suzy Miller, sposata per breve periodo con Hunt, che dimostra l’incapacità del pilota inglese di assumersi delle responsabilità. E’ indicativo che venga mostrato Hunt avere rapporti occasionali ma non lo vediamo fare l’amore con la moglie, esattamente l’opposto di Lauda. Tra i personaggi di contorno spicca anche il nostro Pierfrancesco Favino nelle vesti di Clay Regazzoni, co-pilota di Lauda col quale instaura un rapporto spigoloso.

La sfida tra i due rivali, dentro e fuori i circuiti, tra battibecchi e frecciate velenose, ha una svolta quando Lauda è vittima di un terribile incidente al Nurburgring per il quale Hunt si sentirà in parte responsabile. Da quel momento, il duello si fa più intenso venandosi di tacito ma evidente rispetto reciproco. Entrambi i personaggi dimostrano fino in fondo un’incrollabile coerenza nelle loro filosofie di vita. Non si riesce a fare il tifo per nessuno dei due (neanche se si è italiani e ferraristi), nessuno dei due risulta il buono o il cattivo della situazione ed è difficile, alla fine, decretare chi sia il migliore.

Howard firma forse la sua miglior regia. Le scene di corsa sono adrenaliniche al punto giusto e non c’è una singola inquadratura che duri più di due secondi. Perfino il primo piano di un cerchione o la sequenza di un drenaggio polmonare risultano epiche e drammatiche sotto l’esaltante sguardo del regista. La ricostruzione scenografica d’epoca è dettagliata e tangibile, illuminata da una fotografia di grande atmosfera. Il digitale è ridotto al minimo. Magari il pubblico italiano sorriderà nel sentire alcuni trentini che parlano in dialetto siciliano ma è una svista perdonabile. Hans Zimmer realizza l’ennesimo capolavoro sinfonico il cui crescendo sfocia nell’epilogo emozionante e commovente del film.

Nel momento più disperato, ciò che sprona Lauda a lottare e a rimettersi in piedi è proprio la rivalità con Hunt. “Sei responsabile per il mio incidente”, gli dice Lauda. “Ma sei altrettanto responsabile se sono tornato a correre.” Ed è in fondo il significato ultimo dell’agonismo. Un’opera eccezionale sotto ogni punto di vista che piacerà anche ai non appassionati di Formula 1. Può mirare alla nomination all’Oscar.


Voto: 9

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