X-Men – L’inizio



x men l inizio poster italiano 211x300X-MenL’inizio (X-Men: First Class)

Regia: Matthew Vaughn
Interpreti
: James McAvoy, Michael Fassbender, Kevin Bacon, Rose Byrne, Jennifer Lawrence.
Provenienza
: USA
Durata
: 132 min.
Distribuzione
: 20th Century Fox

Recensione


“Mutant and proud”, l’orgoglio di essere mutante, come viene ripetuto nel film, sembra essere il punto in comune tra gli X-men del prof. Charles Xavier, che cercano l’integrazione difendendo l’umanità, e la Confraternita di Erik Lensherr, alias Magneto, che vuole annientarla ritenendola una minaccia. Ma com’è cominciato lo scontro tra le due fazioni? Come si è verificata la frattura tra Charles ed Erik, un tempo amici? Dopo lo spin-off su Wolverine che raccontava le origini del più amato tra gli X-men, continua il viaggio a ritroso nel tempo nella saga dei mutanti.

Alla regia troviamo Matthew Vaughn, che fu costretto ad abbandonare X-men 3 in preproduzione per motivi familiari ed ha diretto in seguito il cinecomic Kick-Ass, mentre Bryan Singer, regista dei primi due capitoli della trilogia principale, figura come co-soggettista aiutando ad uniformare questo prequel con il resto della serie. Un James McAvoy in gran forma, già protagonista di Wanted, interpreta il giovane telepate Xavier, brillante ed entusiasta, affiancato dalla mutaforma Raven, la futura Mystica, che qui ha le fattezze di Jennifer Lawrence, costretta a sostenere un ingeneroso confronto fisico con Rebecca Romijn-Stamos che impersonava il personaggio adulto nelle altre pellicole ed ha qui un breve cameo.

Michael Fassbender, visto in 300 e Jonah Hex oltre che in Bastardi senza gloria, è un convincente Erik Lensherr, rabbioso, emotivamente combattuto e in versione Terminator, con poteri magnetici anziché armi da fuoco, nelle scene d’azione, alla ricerca dell’uomo che ha condotto esperimenti su di lui nei campi di sterminio nazisti dove fu deportato da bambino. La scena che funge da prologo al film è la stessa che apriva il primo capitolo ma qui ne vediamo gli atroci risvolti. L’aguzzino in questione è il mutante Sebastian Shaw, interpretato da un Kevin Bacon divertito senza esagerare, che alla lunga risulta però troppo monocorde.

La parabola fantastorica ci porta negli anni ’60, ricostruiti in modo abbastanza approssimativo, per rivisitare la crisi dei missili di Cuba. L’agente della CIA Moira McTaggert, un’adorabile Rose Byrne, scopre che Shaw sta pianificando qualcosa contro gli USA coadiuvato dai suoi accoliti: il teleporta Azazel, Riptide, in grado di creare tornado, ed Emma Frost, un’algida January Jones, capace di rivestirsi di diamante. Moira chiede aiuto a Xavier che impedisce ad Erik di uccidere Shaw e lo convince a schierarsi con lui. In una base nascosta della CIA, il gruppo incontra il geniale scienziato Hank McCoy, un Bestia prima maniera, non ancora coperto di pelo blu ma con i piedi prensili come nella versione originale del fumetto.

Assistiamo al primo esperimento di Xavier con Cerebro, la macchina con la quale può rintracciare telepaticamente altri mutanti. Durante il reclutamento ci viene regalato un altro gradito cameo e sono inseriti per la prima volta nella saga cinematografica gli X-men Banshee, Havok, Darwin ed Angel Salvadore. Nonostante un prequel corra sempre il rischio di rivelarsi prevedibile per il senno di poi del pubblico che conosce già le scelte che verranno operate dai personaggi, in questo caso la storia resta godibile e si lascia seguire grazie ad uno script ben misurato. Tra i comprimari, Bestia e Mystica risultano i più interessanti proprio perché fotografati in un convincente momento di transizione della loro giovinezza.

I fari restano comunque puntati sul rapporto tra Xavier ed Erik, i due personaggi scritti ed approfonditi meglio. Le dinamiche conflittuali del futuro Magneto ricordano molto i drammi interiori di Anakin Skywalker nella saga di Star wars, con Sebastian Shaw nei panni del seduttore maligno della situazione. Perfino la scena più epica del film, durante la battaglia finale, con Magneto che spinge i suoi poteri al massimo, richiama da vicino un momento indimenticabile de L’impero colpisce ancora. Il climax dello scontro è la parte migliore della pellicola che, dal tono eroico, passa al dramma fino a sfociare nella tragedia. Punto debole gli effetti digitali che denotano un livello di produzione non eccelso, suggestiva la colonna sonora di Henry Jackman, anche se il tema principale ricorda davvero troppo quello di Tron legacy dei Daft Punk. Della canzone dei Take That nei titoli di coda potevamo fare a meno.

Un film ottimo, intelligente, appassionante, diretto con mestiere e qualche acuto, scritto con competenza e sorretto da un cast misconosciuto ma affiatato. Un’opera che si allontana dal tono più oscuro del resto della saga senza edulcorarne i contenuti e punta anche ad un pubblico più giovane aprendo nel finale all’inevitabile sequel.


Voto: 8

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