Regia: Kenneth Branagh
Interpreti: Chris Hemsworth, Anthony Hopkins, Nathalie Portman, Tom Hiddleston.
Provenienza: USA.
Durata: 114 Min.
Distribuzione: Universal Pictures
“Chiunque impugni questo martello, se ne sarà degno, possiederà i poteri di Thor” è l’iscrizione incisa sul mitico maglio Mjolnir dal dio Odino, signore di Asgard, la Città dell’Arcobaleno. Arriva finalmente sul grande schermo Thor, dio del tuono della mitologia nordica divenuto un supereroe dell’universo Marvel negli anni ’60 grazie al genio creativo di Stan Lee e Jack Kirby. Diretta dallo shakespeariano Kenneth Branagh, la trasposizione ricalca abbastanza fedelmente fatti e personaggi del fumetto originale traendo spunto in particolar modo dal recente ciclo di J. Michael Straczynski, co-soggettista della pellicola.
Un Anthony Hopkins carismatico ma non del tutto a proprio agio presta il suo volto ad Odino, in procinto di nominare Thor suo erede al trono a scapito dell’infido fratellastro Loki. Chris Hemsworth, visto nello Star Trek di J. J. Abrams nei panni del padre di Kirk, veste qui il ruolo del protagonista, battagliero, allegro ma anche arrogante come il suo alter-ego fumettistico, tanto da attaccare contro la volontà del padre i Giganti di ghiaccio con i quali vige un’esile tregua. Odino punisce il figlio privandolo dei poteri ed esiliandolo sulla Terra, nel Nuovo Messico, insieme al martello Mjolnir che ora, come la leggendaria Spada nella Roccia di Re Artù, potrà essere sollevato solo dal più meritevole e viene requisito dagli uomini dello S.H.I.E.L.D., l’organizzazione spionistica militare dell’universo Marvel.
Thor trova un insperato aiuto nella scienziata Jane Foster, infermiera nel fumetto, una bella e un po’ pigra Natalie Portman, fresco premio Oscar per Black Swan di Aronofsky, poco aiutata da una sceneggiatura non brillantissima. Oltre a costituire l’elemento romantico della storia, Jane insieme al suo mentore Eric Selvig e all’amica stagista Darcy Lewis funge da efficace ma misurato diversivo comico per controbilanciare il tono più serio ed enfatico di Asgard, dove assistiamo ai sotterfugi dell’infido Loki, l’intenso Tom Hiddleston, che usurpa il trono e invia sulla Terra il Distruttore per uccidere Thor.
I compagni asgardiani dell’eroe, la splendida Sif e i leali Hogun, Fandral e Volstagg sembrano essere stati inseriti nel film più per obbligo di fedeltà verso il fumetto che non per un’autentica utilità. Lo stesso vale per la regina Frigga, una giunonica René Russo. Heimdall, guardiano del ponte Bifrost che collega Asgard con gli altri pianeti, ha un ruolo funzionale alla trama ma resta un personaggio abbastanza bidimensionale. Dopo i due Iron-man, L’incredibile Hulk e in attesa di Capitan America, il film serve da nuovo tassello nel progetto The Avengers con il cameo di Jeremy Renner nel ruolo di Hawkeye e la consueta scenetta epilogo con Samuel L. Jackson che torna a vestire i panni di Nick Fury.
Il film dà il meglio nel finale, epico, drammatico e spettacolare, che riserva un estremo sacrificio da parte dell’eroe e un epilogo onesto e pieno di sentimento. La scenografia di Asgard, che mescola fantascienza a fantasy in perfetto stile Kirby, è altamente suggestiva, sostenuta da buoni effetti digitali che fanno il loro dovere anche nelle rutilanti sequenze di battaglia. Abbastanza inutile il 3-D che funziona solo in poche scene. Esaltanti le musiche di Patrick Doyle, inappropriato il brano dei Foo Fighters nei titoli di coda.
Nonostante uno script senza infamia e senza lode, qualche dialogo banale e personaggi non troppo approfonditi, si tratta di un film divertente, costruito su una trama lineare e rispettoso del materiale originale, che non eccede nella stilizzazione e si barcamena con grande equilibrio tra il linguaggio serioso tipico di mitologia ed epica e quello più divertito dell’action supereroistico convenzionale. Una delle pellicole più gradevoli prodotte dalla Marvel negli ultimi anni.
Voto: 7